Una scelta controcorrente
Terminate le classi elementari, si poneva la scelta di quelle medie che determinava quella successiva: universitaria, artistica, tecnica, oppure l’insegnamento. Era una decisione importante per i ragazzi, non per le ragazze, poiché era scontato che la carriera che le aspettava fosse quella di casalinga, di buona moglie e madre.
5 Sebbene tutte e tre avessimo dimostrato un’eccellente attitudine per gli studi, nostro padre decise che avremmo seguito le scuole medie e dopo queste il liceo femminile, che allora non dava accesso all’università. La differenza con quello maschile non riguardava la preparazione umanistica, ma quella della matematica e delle cosiddette scienze esatte, che tuttavia anche nei licei maschili si limitava alle prime nozioni di queste discipline.
10 La decisione di nostro padre derivava anche dall’esperienza fatta da due delle sue sorel- le, laureate in lettere e in matematica – cosa del tutto eccezionale a quei tempi – che avevano avuto gravi difficoltà a proseguire gli studi e a conciliarli con gli obblighi della loro vita coniugale. Bisogna riconoscere che quasi un secolo dopo permangono le stesse difficoltà e il problema è ben lontano dall’essere risolto.
15 Nel caso di mia sorella Nina, la decisione di papà, che lei adorava come Paola, non creò gravi problemi; aveva infatti una netta predilezione per le lettere ed era decisa a diventare una scrittrice, carriera che non richiedeva una laurea. Anche se Paola avrebbe come me preferito di gran lunga il liceo maschile, il suo eccezionale talento artistico le rese meno difficile accettare la decisione paterna. Da quegli anni giovanili a oggi si è dedicata con
20 tenacia ed entusiasmo a proseguire la sua strada così come avrei fatto io, diversi anni più tardi.
Delle tre sorelle, infatti, quella che si trovava in maggiori difficoltà ero io. Alla mancanza di doti artistiche, che risaltava ancor più dal confronto con quelle così spiccate di Gino e Paola, si aggiungeva la convinzione di non avere affatto la stoffa della scrittrice. Mi man-
25 cava l’attitudine per la matematica di mio padre e ignoravo l’esistenza delle scienze bio- logiche, che allora non erano nel programma del nostro liceo. Il pipistrello per me non differiva dagli uccelli, dato che l’uno e gli altri volavano, né avevo le idee molto chiare sulle differenze che intercorrevano tra i vari abitanti degli oceani e delle acque dolci, dai crostacei, ai pesci e alle balene. Ritenevo, con qualche fondato dubbio, di essere portata
30 per la filosofia e mi sarei certamente iscritta a quella facoltà se il liceo femminile avesse acconsentito l’accesso a questi studi.
Terminato a diciassette anni con Paola il liceo, lei si dedicò a tempo pieno alla pittura entrando nell’atelier di Felice Casorati, grande artista di fama europea. Io navigavo nel buio […] e una naturale avversione per gli sport e una grande difficoltà a stabilire con-
35 tatti con le ragazze della mia età accentuavano il mio profondo senso di isolamento che derivava anche dalla timidezza e dalla scarsa propensione ad avvicinare giovani coetanei o più vecchi di me, nella prospettiva di incontrare un futuro compagno di vita. L’esperienza del ruolo subalterno che spettava alla donna, in una società interamente gestita da uomini, mi aveva convinta di non essere tagliata per fare la moglie. Non mi
40 attraevano i neonati ed ero del tutto priva del senso materno così sviluppato nelle bam- bine e nelle adolescenti.
Rita Levi Montalcini, Elogio dell’imperfezione, Garzanti, Milano 1987
DOMANDA: Di quale argomento parla il brano?